La relazione (poco) complicata tra Putin e i fascisti
A review by Maurizio Stefanini.
Torna la tensione tra Mosca e Kiev, e subito sui media di Stato russi rimbalza contro il nazionalismo ucraino l’accusa di “nazismo”. Su Sputnik in particolare e su Rt . Nel contempo, però, gli stessi media pompano massicciamente vari leader della destra europea che – a torto o ragione – sono accusati di “neo-fascismo” in casa loro. Da Marine Le Pen a Salvini passando per Wilders o perfino Alba Dorata . Come è possibile questa apparente contraddizione? “Nella retorica risalente ai tempi dell’Urss fascista significa semplicemente nemico della Russia. Se un fascista diventa amico, allora cessa di essere considerato fascista. Per definizione”. Molto prima di quest’ultima crisi, questa spiegazione ce la diede nel 2017 Anton Shekhovtsov: un politologo ucraino Visiting Fellow all’austriaco Institute for Human Sciences. e uno dei più importanti esperti europei nel campo delle relazioni tra Putin e i movimenti populisti. Come tale, il 3 giugno 2017 fece una relazione a un convegno tenutosi a Roma a cura di Atlantic Council e Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici, su “La strategia di influenza della Russia in Europa: Mosca e i movimenti populisti europei di destra e di sinistra”. Il 30 agosto sempre del 2017 i suoi studi sono stati riversati nel libro Russia and the Western Far Right: Tango Noir, pubblicato dalla prestigiosa casa editrice britannica Routledge. Foto eloquente in copertina, Putin che stringe la mano a Marine Le Pen. […]